Capitolo ventinovesimo
del male e la ragione della sua esistenza sono per molti soggetto di grande perplessità. Vedendo l'azione del male e le sue ter ribili conseguenze— dolore e desolazione— si domandano come ciò possa conciliarsi con la sovranità di un essere infinito in saggezza, in potenza e in amore. t un mistero insPiegabile, e così, nella loro incertezza. e nel loro dubbio, rimangono ciechi alle verità chiaramente rivelate nella Parola di Dio ed essenziali alla salvezza. Alcuni, nelle loro ricerche sull'esistenza del peccato, cercano di indagare in quello che Dio non ha mai rivelato e, naturalmente, non trovano alcuna soluzione alle loro perplessità. Inclini come sono al dubbio e al cavillo, profittano di questa scusa per rigettare le Sacre Scritture. Altri, invece, non riescono a trovare una soddisfacente comprensione del grande problema, perché la tradizione e la falsa interpretazione hanno oscurato l'insegnamento della Bibbia sul carattere di Dio, sulla natura del suo governo e sui principi che motivano'il suo atteggiamento verso il peccato.
Non è possibile spiegare l'origine del peccato, né fornire una ragione che ne giustifichi la sua esistenza; però ne sappiamo abbastanza sulla sua origine e sulla sua eliminazione finale, per ammirare la giustizia e la benevolenza dì Dio in tutto ciò che ha attinenza col male. Nelle Scritture, nulla è più chiaramente insegnato dell'assoluta mancanza di responsabilità da parte di Dio nell'entrata del peccato nel mondo; non c'è stato, *nel governo di Dio, nessun ritiro arbitrario della sua grazia, nessun elemento che potesse motivare la ribellione. Il peccato, percio, e un intruso, della cui presenza non può essere fornita nessuna ragione; esso e misterioso e inspiegabile. Scusarlo significherebbe difenderlo. Se si potesse trovare una scusa o una causa per la sua esistenza, esso cesserebbe di essere peccato. La nostra unica definizione. del peccato e quella fornita dalla Parola di Dio, e cioè: « la trasgressione della legge ». Il peccato è la manifestazione di un principio in lotta contro la grande legge di amore che sta alla base del governo divino.
Pri . ma che il male facesse la sua apparizione, nell'universo regnavano la pace e la gioia. Tutto era in perfetta armonia con la volontà del Creatore. L'amore per Dio era supremo, e l'amore reciproco imparziale. Cristo, la Parola, l'Unigenito di Dio, era uno col Padre eterno: uno in natura, in carattere, -in proposití. Era l'unico essere nell'íntero universo che potesse partecipare a tutti i consigli e a tutti i progetti di Dio. Fu per mezzo suo che il Padre creò gli esseri celesti. « In lui sono state create tutte le cose, che sono nei cieli... siano troni, siano signorie, siano principati, siano potestà » Colossesi 1: 16. Tutto il cielo ubbidiva sia a Cristo che al Padre.
Essendo la legge dell'amore il fondamento del governo di Dio, la felicità di tutti gli esseri creati dipendeva dal loro perfetto accordo con i grandi princìpi di questa legge. Dio chiede a tutte le sue creature un servizio dettato dall'amore, e desidera l'omaggio che deriva da un intelligente apprezzamento del suo carattere. Egli non si compiace di un'ubbidienza forzata, e accorda a tutti il libero arbitrio affinché possano servirlo volontariamente.
Ma qualcuno decise di sovvertire questa libertà. Il peccato ebbe origine proprio in colui che dopo Cristo era stato maggiormente onorato da Dio h che era il più potente e il più glorioso di tutti gli abitanti del cielo. Quando non era ancora caduto, Lucifero era il primo dei cherubini protettori, santo e immacolato. « Così parla il Signore, l'Eterno: Tu mettevi il suggello alla perfezione, eri pieno di saviezza, di una bellezza perfetta; eri in Eden, il giardino di Dio; eri coperto d'ogni sorta di pietre preziose... Eri un cherubino dalle ali distese, un protettore. lo t'avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio, camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Tu fosti perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, -perché (Diodati traduce "finché") non si trovò in te la perversità » Ezechiele 28: 12-15.
Lucifero avrebbe potuto conservare il f avore di Dio, essere amato e onorato dalle schiere angeliche e adoperare le sue nobili facoltà per il bene degli altri alla gloria del suo Creatore. Ma, dice il profeta: « Il tuo cuore s'è fatto altero per la tua bellezza; tu hai corrotto la tua saviezza a motivo del tuo splendore » versetto 17. A poco a poco Lucifero cedette al desiderio dell'autoesaltazione: « Tu ti sei fatto un cuore come un cuore di Dio » versetto 6. « Tu dicevi in cuor tuo: "Io…eleverò il mio trono al disopra delle stelle di Dio; io m'assiderò sul monte dell'assemblea… salirò sulle sommità delle nubi, sarò simile all'Altissimo" » Isaia 14: 13, 14. Anziché adoperarsi perché Dio occupasse il posto supremo nell'affetto e nell'ubbidienza delle sue creature, Lucifero cercò di guadagnare a suo profitto il loro servizio e il loro omaggio. Nella brama di accaparrarsi l'onore che il Padre eterno aveva conferito al Figlio, il principe degli angeli aspirò al potere di cui solo Cristo poteva avere la prerogativa.
Tutto il cielo rifletteva la gloria del Creatore e gli tributava la lode. Finché Dio venne così onorato, tutto fu pace e letizia; ma una nota discorde sopraggiunse a turbare l'armonia celeste: l'autoesaltazione. Questo sentimento, tanto contrario al piano del Creatore, risvegliò oscuri presentimenti nella mente di coloro che stimavano la gloria di Dio superiore a ogni altra cosa. Gli esseri celesti intervennero presso Lucifero; il Figliuol di Dio gli espose la grandezza, la bontà, la giustizia del Creatore e la natura sacra e immutabile della sua legge. Dio stesso aveva stabilito l'ordine dei cielo; allontanandosi da esso, Lucifero disonorava il suo Creatore e provocava la propria rovina. Purtroppo, però, gli avvertimenti dati con amore e misericordia infiniti valsero solo a provocare uno spirito di resistenza. Lucifero permise che la sua gelosia verso Cristo avesse il sopravvento, e si ostinò caparbiamente.
L'orgoglio della propria gloria alimentò in Lucifero questa sete di supremazia. Gli alti onori ricevuti non furono da lui apprezzati come un dono di Dio, e non gli ispirarono alcun sentimento di gratitudine nei confronti del Creatore. Fiero del proprio splendore e della propria esaltazione, volle essere uguale a Dio. Amato e riverito dalle schiere celesti—e gli angeli erano lieti di eseguire i suoi ordini—egli era dotato di una sapienza e di una gloria superiori alle loro. Tuttavia il Figliuolo di Dio era riconosciuto il sovrano del cielo, uno col Padre in potenza e autorità. Cristo partecipava a tutti i consigli di Dio, mentre a Lucifero questo non era concesso. « Perché », si chiedeva questo angelo potente, « Cristo deve avere la supremazia? Perché deve essere onorato più di me? ».
Lasciando il suo posto nell'immediata presenza di Dio, Lucifero comincio a diffondere fra gli angeli 'Uno spirito di insoddisfazione. 0perando nella più misteriosa segretezza, e mascherando per un certo tempo il suo vero scopo sotto l'apparenza di un grande rispetto verso Dio, egli cercò di suscitare il malcontento contro le leggi che governavano gli esseri celesti, affermando che esse imponevano restrizioni inutili. Essendo la natura degli angeli santa, egli pretendeva che essi dovessero ubbidire alle sollecitázioni della propria volontà. Per guadagnarsi la loro simpatia, fece credere che Dio aveva agito ingiustamente verso di lui, accordando l'onore supremo a Cristo; e affermò che aspirando a un maggior potere e a un onore più elevato, egli non cercava di esaltare se stesso, ma di assicurare la libertà- a tutti gli abitanti del cielo, perché potessero pervenire a un livello di vita più elevato.
Dio, nella sua infinita misericordia, sopportò a lungo Lucifero e non lo destituì dalla sua alta posizione alle prime manifestazioni di malcontento, e neppure quando cominciò a esporre agli angeli fedeli le sue false pretese. Lucifero fu tenuto per lungo tempo in cielo, e gli fu ripetutamente offerto il perdono purché si pentisse e si sottomettesse. Tutto ciò che solo l'amore e la saggezza divini potevano escogitare, fu tentato per convincerlo del suo errore. Lo spirito del malcontento non si era mai precedentemente manifestato in cielo. Lucifero stesso non si rese conto, dapprima, di dove sarebbe andato a finire, né capì la vera natura dei propri sentimenti. Però, quando il suo atteggiamento ostile risultò privo di fondamento, egli si convinse di essere nel torto, che le esigenze divine erano giuste e che doveva riconoscerle tali davanti a tutto il cielo. Se lo avesse fatto, avrebbe salvato se stesso e molti angeli. Fino a quel momento egli non si era ancora totalmente ribellato a Dio. Pur avendo abbandonato la sua posizione di cherubino protettore, se fosse stato disposto a ritornare sui suoi passi riconoscendo la saggezza del Creatore, e soddisfatto di occupare la posizione assegnatagli nel grande piano divino, egli sarebbe stato reintegrato nelle sue funzioni. Ma l'orgoglio gli impedì di sottomettersi. Difese con tenacia il proprio comportamentol sostenne di non aver bisogno di pentimento, e così si impegno completamente nella grande lotta contro il suo Creatore.
Da quel momento egli impiegò tutte le facoltà della sua intelligenza superiore nell'opera di seduzione per conquistare la simpatia degli angeli che erano stati ai suoi ordini. Egli non esitò a falsare il senso degli avvertimenti e dei consigli di Cristo, nell'interesse dei suoi tortuosi disegni. A coloro che erano più intimamente uniti a lui con legami di amicizial Satana fece credere di essere stato giudicato ingiustamente; disse che la sua posizione non era stata rispettata e che la sua stessa libertà era stata limitata. Non contento di svisare le parole di Cristo, egli passò all'abuso della propria autorità e alla diretta falsità accusando il Figliuolo di Dio di volerlo umiliare davanti agli abitanti del cielo. Poi, per ingannare gli angeli rimasti fedeli, accusò di indifferenza verso gli interessi degli esseri celesti tutti coloro che non era riuscito a smuovere e ad attirare dalla sua parte. Egli attribuì addirittura l'opera che andava svolgendo a coloro che erano fedeli a Dio; e per poter sostenere la sua accusa circa l'ingiusto comportamento dell'Eterno nei suoi confronti, travisò sia le parole sia le azioni del Creatore. Il suo scopo era quello di rendere gli angeli perplessi, con sottili argomentazioni, circa i propositi di Dio. Egli, quindi, avvolse di mistero tutto ciò che era semplice; e per la sua astuta dialettica fece di tutto per gettare l'ombra del dubbio anche sulle più chiare affermazioni di Dio. La sua posizione elevata, il suo intimo rapporto con l'amministrazione divina, davano tanto peso alle sue affermazioni, per cui molti si unirono« a lui nella ribellione contro l'autorità celeste.
Dio, nella sua saggezza, permise a Satana di continuare la sua opera fino a che lo spirito di scontentezza non sfociò in attiva rivolta. Era necessario che il piano del ribelle avesse un pieno sviluppo e che fossero note a tutti la sua vera natura e la sua reale tendenza. Lucifero, in qualità di cherubino unto, era stato particolarmente innalzato; era molto amato dagli esseri celesti e notevole era il suo influsso su loro. Poiché il governo di Dio includeva non solo gli. abitanti del cielo, ma anche quelli di tutti i mondi da lui creati, Satana pensò che se fosse riuscito a trascinare gli angeli del cielo nella sua rivolta, avrebbe potuto aggiungere gli altri mondi al suo impero. Aveva presentato astutamente la sua versione dei fatti, ricorrendo ai sofismi e alla frode per raggiungere lo scopo. La sua potenza di seduzione era grande e, coperto col manto della falsità, era riuscito—parzialmente—nei suoi intenti. Perfino gli angeli rimasti fedeli a Dio non riuscivano a discernere appieno il suo carattere o a vedere dove avrebbe condotto la sua opera.
Satana era stato tanto onorato e i suoi atti così avvolti di mistero che era difficile svelare agli angeli quale fosse la vera natura della sua attività. Finché non si fosse completamente sviluppato, il peccato non avrebbe mostrato la sua reale natura malvagia. Fino ad allora esso non esisteva nell'universo di Dio, e gli esseri santi non avevano la minima idea della sua natura e perfidia. Essi, perciò, non potevano rendersi conto delle terribili conseguenze che sarebbero derivate dall'eliminazione della legge di Dio. Satana dapprima aveva celato la sua opera sotto una speciosa professione di fedeltà a Dio. Egli sostenne di lavorare per la gloria di Dio, per la stabilità del suo regno e per il bene di tutti gli abitanti del cielo. Pur infondendo il malcontento nelle- menti degli angeli che erano ai suoi ordini, faceva ipocritamente credere che stava cercando di eliminare le cause dell'insoddisfazione. Quando proponeva delle modifiche. nell'ordine e nelle leggi del governo di Dio, affermava che egli cercava di contribuire al mantenimento dell'ordine in cielo.
Nella sua lotta contro il peccato, Dio poteva ricorrere solo alla giustizia e alla verità, mentre Satana poteva servirsi di mezzi che l'Eterno non poteva sfruttare: le lusinghe e l'inganno. Falsificando le parole di Dio e calunniando il piano del suo governo agli occhi degli angeli, egli affermava che l'Altissimo non era giusto nel redigere leggi e regolamenti per gli abitanti del cielo e che nel chiedere la sottomissione e l'ubbidienza alle sue creature, Egli mirava unicamente a esaltare se stesso. Era perciò. necessario dimostrare agli abitanti celesti e a quelli degli altri mondi che Dio era giusto e che la sua legge era perfetta. Satana aveva detto che cercava il bene dell'universo: tutti dovevano conoscere il vero carattere e il reale obiettivo dell'usurpatore, il quale doveva avere tempo e modo di manifestarsi attraverso le sue opere empie.
Satana attribuiva alla legge e al governo di Dio la causa del disordine provocato dal suo comportamento, e diceva che tutti i mali erano la conseguenza dell'amministrazione divina. Affermava che il suo unico scopo era quello di migliorare gli statuti di Dio; per questo motivo era indispensabile che egli rivelasse la vera natura delle sue affermazioni e che fornisse la prova evidente dei risultati che sarebbero derivati dalle sue pretese riforme della legge di Dio. Dovevano essere le sue stesse opere a condannarlo. Satana aveva dichiarato fin dal principio di non essere un ribelle: l'intero universo doveva vedere il seduttore smascherato.
Anche quando fu deciso che Satana non poteva più rimanere in cielo, Dio non lo distrusse. Poiché Dio accetta solo Il servizio dettato dall'amore, l'ubbidienza delle sue creature deve basarsi sulla convinzione della sua giustizia e della sua benevolenza. Se Satana fosse stato distrutto, gli abitanti del cielo e quelli degli altri mondi, non essendo preparati a comprendere la natura e le conseguenze del peccato, non avrebbero potuto discernere la giustizia e la misericordia di Dio. Se egli fosse stato immediatamente cancellato dall'esistenza, essi avrebbero servito Dio per timore e non per amore. L'influsso del seduttore non sarebbe stato del tutto distrutto, e lo spirito di ribellione non sarebbe stato totalmente sradicato. Il male doveva maturare. Per il bene dell'universo intero, attraverso le varie età Satana doveva avere l'opportunità di sviluppare in pieno i suoi princìpi affinché tutti gli esseri creati potessero conoscere, nella loro vera luce, le sue accuse contro il governo divino; e perché la giustizia, la misericordia di Dio e l'immutabilità della sua legge non fossero mai più messe in discussione.
La ribellione di Satana doveva servire di lezione all'universo nel corso dei secoli futuri; doveva essere una perpetua testimonianza della natura e dei terribili risultati del peccato. L'attuazione delle regole di Satana, i loro effetti sugli uomini e sugli angeli avrebbero dimostrato quale frutto sarebbe derivato dal rigetto dell'autorità divina; avrebbero testimoniato che il benessere delle sue creature è legato al governo di Dio e alla sua legge. Così la storia del triste esperimento della ribellione sarebbe stata una perenne salvaguardia per tutte le sante intelligenze, per proteggerle contro l'inganno circa la natura della trasgressione, impedendo loro di commettere il peccato e di subirne le conseguenze.
Sino alla fine del conflitto in cielo, il grande usurpatore continuò a giustificarsi. Quando fu annunciato che egli doveva essere espulso dalle dimore celesti con tutti i suoi simpatizzanti, il capo ribelle espresse arditamente il suo disprezzo per la legge dei Creatore, riaffermando che gli angeli non avevano bisogno di controllo e che dovevano essere lasciati liberi di seguire la propria volontà, in quanto essa li avrebbe guidati giustamente. Denunciò gli statuti divini definendoli una restrizione della loro libertà, e dichiarò che era suo proposito ottenere l'abolizione della legge perché le schiere degli angeli, liberi da qualsiasi impedimento, potessero raggiungere un grado di esistenza più elevato e più glorioso.
All'unanimità, Satana e i suoi seguaci accusarono Cristo della loro rivolta, affermando che se non fossero stati rimproverati, essi non si sarebbero mai ribellati. Ostinati e sfrontati nella loro infedeltà, cercando invano di rovesciare il governo di Dio e nondimeno dicendosi cinicamente vittime innocenti di un potere oppressore, il grande ribelle e tutti i suoi partigiani alla fine vennero banditi dal cielo.
Lo stesso spirito che animò la ribellione in cielo, la fomenta tuttora sulla terra. Satana attua nei confronti degli uomini la stessa politica già sperimentata con gli angeli. Oggi il suo spirito regna sui figli della disubbidienza i quali, come lui, cercano di sopprimere le restrizioni imposte dalla legge di Dio, promettendo agli uomini la libertà mediante la trasgressione dei suoi precetti. La lotta contro il peccato suscita ancora oggi odio* e resistenza. Quando Dio parla alle coscienze con messaggi di avvertimento, Satana spinge gli uomini a giustificarsi e a cercare l'altrui simpatia per il loro comportamento colpevole. Invece di abbandonare i propri errori, essi cercano di provocare l'indignazione verso coloro che li rimproverano, come se essi fossero la causa del male. Dai giorni del giusto Abele fino a oggi, questo spirito si e sempre manifestato verso chi osava condannare il peccato.
Mettendo Dio in cattiva luce come già aveva fatto in cielo; dipingendolo severo e tirannico, Satana spinse l'uomo a peccare. Essendovi riuscito, dichiarò che le ingiuste restrizioni dell'Eterno avevano determinato la caduta dell'uomo e provocato la sua ribellione personale.
Ma ecco in che modo Dio stesso definisce il proprio carattere: « L'Iddio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in benignità e fedeltà, che conserva la sua benignità fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente » Esodo 34: 6, 7.
Nell'espellere Satana dal cielo, Dio manifestò la sua giustizia e salvaguardò l'onore del suo trono. Ma quando l'uomo peccò, cedendo all'inganno del grande apostata, Dio diede prova del suo amore mandando il suo unigenito Figliuolo perché morisse per l'umanità caduta. Nell'espiazione fu rivelato il carattere di Dio: il potente argomento della croce dimostrò all'universo intero che la ribellione di Lucifero non era in nessun modo da imputare al governo divino.
Nel conflitto fra Cristo e Satana, durante il ministero terreno del Salvatore, il vero carattere del grande seduttore fu smascherato. Nulla fu tanto efficace a sradicare Satana dagli affetti degli angeli e dell'intero universo quanto il suo crudele comportamento nei confronti del Redentore del mondo. L'audacia blasfema della sua richiesta con cui osò chiedere che Cristo gli tributasse omaggio, il suo presuntuoso ardire nel portarlo sulla cima del monte e sul pinnacolo del tempio, il malvagio intento tradito dal suo invito a gettarsi giù da quella grande altezza, la cattiveria incessante con la quale egli tormentava il Rendentore inseguendolo da una località all'altra, incitando i cuori dei sacerdoti e del popolo a respingere il suo amore e alla fine a gridare: « Crocifiggilo! Crocifiggilo! », tutto ciò suscitò lo stupore e l'indignazione dell'universo intero.
Satana spinse il mondo a rigettare Cristo. Il principe del -male esercitò tutta la sua potenza per sopprimere Gesù, perché vedeva che la sua misericordia, il suo amore, la sua compassione e la sua tenera pietà rappresentavano agli occhi del mondo il carattere di Dio. Satana, perciò, contestò ogni affermazione del Figliuolo di Dio e impiegò come suoi agenti degli uomini per rendere la vita del Salvatore piena di sofferenza e di tristezza. I sofismi e le falsità con i quali egli cercò di ostacolare l'opera di Gesù, l'odio manifestato contro l'Essere la cui vita era ricca di impareggiabile bontà, tutto derivava dalla sua secolare sete di vendetta. Il fuoco dell'invidia, della malvagità, dell'odio e della vendetta a lungo trattenuto divampò sul Calvario contro il Figliuolo di Dio, mentre tutto il cielo contemplava la scena con muto orrore.
Consumato il grande sacrificio, Cristo salì al cielo, ma non accettò l'adorazione degli angeli fino a che non ebbe espresso la richiesta: « Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m'hai dati » Giovanni 17: 24. Allora, con potenza e amore infiniti, giunse la risposta dal trono del Padre: « Tutti gli angeli di Dio l'adorino! » Ebrei 1: 6. Gesù era senza macchia; la sua umiliazione era finita, il suo sacrificio era stato consumato, ed Egli ricevette un nome che è al di sopra di ogni nome.
Ora la colpa di Satana appariva senza scusa. Egli aveva rivelato il suo vero volto di mendace e omicida. Si comprese che, se gli fosse stato consentito di dominare sugli abitanti celesti, egli avrebbe introdotto nel cielo lo stesso spirito che manifestava fra i figliuoli degli uomini in suo potere. Egli aveva preteso che la trasgressione della legge di Dio avrebbe garantito libertà e progresso, mentre in realtà era evidente che essa provocava solo servitù e abbrutimento.
Le false accuse contro il carattere e il governo dì Dio apparvero nella loro vera luce. Satana aveva accusato Dio di cercare unicamente la propria gloria esigendo sottomissione e ubbidienza dalle sue creature, e aveva detto che mentre chiedeva agli altri la rinuncia, il Creatore da parte sua non la praticava e non compieva nessun sacrificio. Ora però ciascuno poteva costatare che per la salvezza dell'umanità perduta e peccatrice, il Sovrano dell'universo aveva fatto il più grande sacrificio che l'amore potesse compiere. « Iddio riconciliava con sé il mondo in Cristo » 2 Corinzi 5: 19. Si vide anche che mentre Lucifero, assetato di onori e dominio, aveva aperto la porta al peccato, Cristo, per distruggere il peccato, si era umiliato facendosi ubbidiente fino alla morte.
Dio aveva manifestato il suo orrore per i princìpi della ribellione, e tutto il cielo vedeva ora rivelarsi la sua giustizia sia nella condanna di Satana che nella redenzione dell'uomo. Lucifero aveva dichiarato che se la legge di Dio era immutabile e se ogni trasgressione doveva essere punita, il trasgressore doveva essere escluso per sempre dal favore del Creatore. Egli aveva affermato che l'umanità infedele non poteva essere redenta, e che per conseguenza essa era sua. legittima preda. Ma la morte di Cristo era un argomento irresistibile a favore dell'uomo. La penalità della legge si abbatté su Colui che era l'uguale di- Dio, e l'uomo fu così libero di accettare la giustizia di Cristo per poi, con una vita di pentimento e di sottomissione, trionfare sulla potenza di Satana come aveva trionfato il Figliuolo di Dio. In tal modo Dio è giusto, e puo giustificare coloro che credono in Gesù.
Ma non fu solo--per redimere l'uomo che Cristo venne sulla terra a soffrire e a morire. Se Egli venne per « rendere la legge grande e magnifica », non lo fece soltanto per gli abitanti di questa terra, ma anche per dimostrare a tutti i mondi dell'universo che la legge di Dio è immutabile. Se le esigenze della legge avessero potuto essere abolite, il Figliuolo di Dio non avrebbe dovuto deporre la propria vita per espiarne la trasgressione. La morte di Cristo ne dimostra l'immutabilità. Il sacrificio consentito dall'infinito amore del Padre e del Figlio per assicurare la redenzione dei peccatori, rivela a tutto l'universo¾ cosa che solo questo piano di espiazione poteva fare¾ che la giustizia e la misericordia sono alla base della legge e del governo di Dio.
Nell'esecuzione finale del giudizio, quando il Giudice di tutta la terra chiederà a Satana: « Perché ti sei ribellato a me e perché hai rapito dei sudditi del mio regno? », l'autore del male non potrà accampare nessuna scusa. Ogni bocca rimarrà chiusa e le schiere ribelli saranno senza parole.
La croce del Calvario, mentre dichiara l'immutabilità della legge, proclama all'universo che il salario del peccato è la morte. Il grido del Salvatore morente: « t compìuto! », fu il rintocco funebre per Satana. Il gran conflitto che andava avanti da secoli fu allora deciso e venne assicurata l'estirpazione finale del male. Il Figliuolo di Dio varcò la porta del soggiorno dei morti « affinché, mediante la morte, distruggesse colui che avea l'impero della morte, cioè il diavolo » Ebrei 2: 14. La brama di autoesaltazione aveva spinto Lucifero a dire: « lo... eleverò il mio trono al disopra delle stelle di Dio... sarò simile all'Altissimo » Isaia 14: 13, 14. Dio aveva risposto: « E ti riduco in cenere sulla terra... e non esisterai mai più » Ezechiele 28: 18, 19. Quando il giorno verrà, « ardente come una fornace; e tutti ì superbi e chiunque opera empiamente saranno come stoppia; e il giorno che viene li divamperà, dice l'Eterno degli eserciti, e non lascerà loro né radice né ramo » Malachia 4: l.
L'intero universo sarà stato testimone della natura e delle conseguenze del peccato. La totale eliminazione del male, che avrebbe intimorito gli angeli e disonorato Dio se fosse avvenuta al principio, rivelerà l'amore dell'Eterno e stabilirà il suo onore agli occhi di tutti gli esseri che nell'universo si compiacciono nel fare la sua volontà e hanno nel cuore la sua legge. Il male non riapparirà più. La Parola di Dio dice: « La distretta non sorgerà due volte » Nahum 1: 9. La legge di Dio, da Satana disprezzata e definita un giogo di servitù, sarà onorata come legge di libertà. Una creazione provata e rimasta fedele non potrà mai più disubbidire a Colui che le si è manifestato in pieno, rivelando il suo amore incommensurabile e la sua infinita saggezza.